Rispetto e rinascita. Questo il segno che caratterizza il sogno realizzato dal judoka Gianni Maddaloni con la sua palestra Star Judo a Scampia, dove ha festeggiato, circondato da familiari, tecnici, allievi storici e dagli amici più stretti, il suo 60esimo compleanno
Ha fare da corona a Gianni oltre alla moglie, i figli Pino, Marco e Laura Maddaloni, Clementa Russo, Rosaria Marchitiello, Antonio Sarnelli, Vincenzo Santoro, Ciro Ciancio, Enzo De Maio, Peppe Barbato, Peppe De Rosa, Marco Nola, Anna Sorianiello, Mimmo D’Angelo, Francesco Aiello, Luca Totaro, Michele Lionti, Dino Esposito.
Gianni Maddaloni detto “il Maestro” è una leggenda vivente, un faro che – insieme a padre Fabrizio Valletti con i laboratori artigianali e il dopo scuola del Centro Hurtado, all’Arci, al circolo Mammut, a L’uomo e il legno, alla piscina Galante e a Ciro Corona – rischiara con la sua luce il quartiere ‘difficile’ di Scampia che conta centomila abitanti: ha fatto e continua a fare dello sport un antidoto alle facili tentazioni della strada per chi non può contare su consistenti beni economici.
Nella sua personale lotta alla criminalità Gianni Maddaloni – padre di Pino (medaglia d’oro nel judo alle Olimpiadi di Sydney 2000) – ha anche fermato le sue riflessioni e il suo progetto di vita in un libro “La mia vita sportiva” che narra dell’esistenza condotta nella “sua” Scampia dove vivono tante famiglie perbene su cui pende la spada di Damocle dello spaccio di droga e si agita lo spettro di favolosi guadagni criminali per chi entra nella spirale malavitosa: in tanti anni di sport, l’indomabile volontà di Gianni Maddaloni ha strappato giovani e giovanissimi a un destino che sembrava inevitabile, aiutando anche chi ha sbagliato e pagato il suo debito con la società a rimettersi in carreggiata.
Spesso arrivano aiuti alla palestra Star Judo, come il tatami recentemente donato da “Sport Modello Di Vita”, progetto multidisciplinare promosso dalla Federazione Italiana Hockey, ma non è mai abbastanza per aiutare le centinaia di persone, tra ragazzi e genitori, intere famiglie che si rivolgono a Gianni per rinsaldare i propri legami attraverso la condivisione di attività sportive ma principalmente di ideali e regole di vita: la disciplina che s’impara praticando uno sport ma soprattutto il decalogo del centro Maddaloni indicano chiaramente la via da seguire, quella dell’onestà e della legalità praticata in prima persona da chi ha creato quest’incredibile struttura di accoglienza in cui almeno i due terzi degli iscritti (il 70% di loro, su circa 1200 persone) non paga la retta di 20 euro al mese perché indigente ma è lo stesso inserita a pieno titolo nei corsi più svariati, che includono anche animazione per i bambini, zumba e danze caraibiche.
In una distesa sterminata di verde abbandonato fra strade deserte dove dovrebbero sorgere innumerevoli punti di aggregazione come centri commerciali, uffici postali, supermercati, bar, trattorie e dove invece regna il silenzio della solitudine non ci si avventura di sera ma neanche da soli per una passeggiata: il mostruoso fenomeno edilizio tristemente conosciuto come Le Vele sussiste ancora, perché Scampia – malgrado i proclami, i film e le fiction – rimane ancora un territorio dimenticato da tante, troppe, istituzioni, dove si ha paura ad investire perché mancano i presupposti per cancellare la violenza descritta da Gomorra.
E allora ecco Maddaloni che si occupa a tempo pieno della sua crescente comunità, prodigandosi per insegnare il rispetto e sviluppare talenti in chi avrebbe, altrimenti, come unica alternativa la strada e una vita da consumare fra reati e carcerazioni: “servono tanti progetti sociali, qui come a Forcella, ai Quartieri Spagnoli, alla Sanità, zone che devono uscire dal tunnel e trasformarsi in avamposti di legalità. Non dobbiamo riscattarci da nulla ma avere le stesse opportunità di lavoro degli altri, affinchè qui si crei occupazione per gli adulti e punti di riferimento per i bambini e i ragazzi: Scampia è un bivio poiché anche se polizia e carabinieri hanno fatto davvero tanto, la gente ora deve trovare lavoro, altrimenti Scampia tornerà ad essere il crocevia numero uno dello spaccio. Cerco di dare normalità e a qualcuno una prospettiva. Nel tempo abbiamo avuto degli aiuti ma alcuni non sono stati reiterati: ci aiuta molto mio amico ex procuratore Lepore e adesso sto lavorando con il Coni e il ministro Pinotti per avere in uso la caserma dismessa, 20 mila metri quadrati per fare la cittadella dello sport di Scampia che includa il dopo scuola e anche un centro sanitario con ambulatori gratuiti. Io ci credo e spero che tanti altri vogliano crederci insieme a me per aiutare la mia gente e far rinascere Scampia.”
Di Laura Caico