Teatro Auguteo di Napoli. Uno spettacolo. La verve comica e la perfida ironia di Paolo Caiazzo hanno scatenato applausi a scena aperta al Teatro Augusteo di Napoli dove ha debuttato con lo spettacolo No grazie, il caffè mi rende ancora nervoso, commedia in due atti diretta da Lello Arena e da lui scritta a sei mani con lo stesso Paolo Caiazzo e Francesco Velonà, con repliche in cartellone fino a domenica 11 marzo 2018:
Il lavoro – prodotto da Tunnel, con scenografie di Max Comune, i costumi di Rita Boccarossa e Antonietta Rendina, le luci di Dario Vastarella, grafica e foto di Francesco Fiengo e trucco by Ciro Florio – gira intorno al protagonista della commedia Gaetano Giuffrida (Paolo Caiazzo) tassista filosofo con poche aspirazioni, che nutre un amore viscerale per le rappresentazioni teatrali (e, in particolare, per le commedie di Scarpetta) come il padre Aristide (Salvatore Misticone), attore teatrale che spesso e volentieri declama battute dai testi più famosi e con cui vive, insieme alla moglie Stella (Susy Del Giudice), rappresentante di sex toys per sbarcare il lunario, al figlio Michele (Nicola Pavese), morbosamente attratto dalle cronache di efferati delitti e all’ultimo componente del gruppo, la badante ucraina Oho (Maria Chiara Centorami) a cui si aggiunge, con frequenti incursioni, lo squattrinato cognato (Francesco Procopio) giornalista de Il Mattino, sempre a caccia di soldi.
La vicenda assume toni noir in relazione a un noto serial killer “Funniculì Funniculà”, (Lello Arena), al secolo Michele Giuffrida – omonimo del figlio del tassista – che sta scontando l’ergastolo nel carcere di Poggioreale per aver ucciso diversi artisti napoletani a lui non graditi, giacchè troppo lontani dalla tradizione.
Un tourbillon di colpi di scena si verifica quando un imitatore del killer decide di ricalcarne le orme prendendo di mira personaggi dello showbiz come Vincenzo Salemme, Enzo Avitabile e altri che spariscono misteriosamente, destando i sospetti del cronista che punta il dito accusatore contro il nipote, omonimo dell’assassino e a suo avviso troppo coinvolto dalle gesta del serial killer: in realtà, le vittime dei sequestri vengono segregate nell’abbaino della villetta dei Giuffrida, fra equivoci, malintesi, indizi fuorvianti che tengono lo spettatore in sospeso sino all’ultimo, in un incalzante avvicendarsi di risate e improvvise rivelazioni – sottolineate ad effetto dalla suggestiva colonna sonora di Gianni Conte – che suscitano innumerevoli battimani. Bravo e accattivante Caiazzo, sempre in prima linea, ben affiancato dal resto della compagnia, con l’onnipresente ombra di Lello Arena, deus ex machina della divertente commedia.
Di Laura Caico