Al Cenacolo culturale Pisaturo di Napoli, si è tenuta la conferenza “Capri nella raffigurazione pittorica” illustrata da Antonella Basilico Pisaturo professoressa di Storia dell’Arte Contemporanea. Evento tenutosi nell’ambito delle attività promosse dall’Accademia Tiberina
Una gita a Capri molto interessante tra bellissime vedute, dipinti e disegni assieme alla professoressa Antonella fatta oggi ma tornando indietro nel tempo vedendo com’era Capri all’inizio della sua storia e fino ai primi del Novecento. (Cliccare sulle foto per ingrandire)
Introduce l’incontro Renata Ricci Pisaturo accademica tiberina, giornalista, scrittrice e distinta padrona di casa ideatrice del Cenacolo Pisaturo nato nel febbraio 2015 e giunto all’ottava edizione che dedica un commosso minuto di raccoglimento in memoria del grande filosofo e avvocato Gerardo Marotta. “Ho conosciuto Marotta – racconta la signora Renata – nel lontano 1946 assieme a mio marito sul corso principale di Anacapri da cui nasce un’amicizia fra noi durata cinquant’anni”. “Non so – aggiunge – quante volte sono passata sotto il magnifico portale del famoso “Istituto Italiano per gli Studi Filosofici” dove Marotta teneva conferenze che richiamavano le più grandi personalità della cultura”. E rileva: “Dobbiamo sempre ricordare le nostre personalità che ci hanno lasciato”.
Maurizio Lanzillo (nella foto sotto a sinistra) segretario generale della sezione partenopea del sodalizio Tiberino ringraziato per l’accoglienza Renata così esordisce: “Stasera ascolteremo Antonella Basilico Pisaturo per la terza volta e sulla scorta delle precedenti serate, sono sicuro che anche questa sua disquisizione avrà un bellissimo risultato”.
Lanzillo pone in seguito l’accento su un’Accademia Tiberina, istituto di cultura universitaria e di studi superiori e riserva un pensiero a ognuno dei soci, alla loro solida cultura che consente di raggiungere i fini cui tende l’associazione e ricorda gli oratori artefici delle precedenti conferenze, quali la stessa Antonella, Enzo Caratozzolo, Ermanno Corsi, Nietta Mansi, Teodoro Cicala, Maurizio De Tilla.
Lo stesso segretario generale Lanzillo, apre un momento solenne, ossia la ratifica della nomina a socia Tiberina della signora Maria Capasso Carotenuto (in piedi nella foto a dastra) e letto il curriculum professionale della stessa in ambito giurisprudenziale e annesse cariche professionali assunte, invita il presidente e noto giornalista e scrittore Ermanno Corsi per la consegna di tessera, distintivo e lettura del giuramento. Bacio accademico e applauso, poi la nuova socia ringrazia Corsi, Lanzillo, tutti i soci per averla accolta e la sua amica Renata.
Ermanno Corsi aggiunge: “Mi fa piacere che Renata abbia chiesto di rivolgere un pensiero particolare a Gerardo Marotta per ciò che ha rappresentato. Sulla sua morte si è visto la doppia coscienza della città, una positiva, l’altra negativa. E’ stata una cosa straziane io – l’ho scritto anche su un giornale – i primi a versare lacrime e a esprimere cordoglio sul feretro di Marotta erano proprio coloto che si sarebbero dovuto inginocchiare e chiedere perdono: si Renata, la cultura ha bisogno di essere ricordata”. “La serata osserva Corsi – si presenta particolarmente interessante e non ci fa velo la consolidata stima e amicizia per Antonella Basilico Pisaturo. In questi argomenti l’abbiamo già ascoltata. E’ bravissima. Riesce, uscendo dal suo personale e trovare le formule giuste per trasmettere e rendere accessibile ciò che racconta. Questa sera poi il tema è Capri. Nel mio libro “Aspettando Capri” mi sono giustificato con Raffaele La Capria. Non bisogna andare a Capri dalla sera alla mattina. Bisogna desiderare a lungo di andare. Deve essere un desiderio lungamente sentito”. E Corsi: “Antonella a te!”. Applauso.
LA CONFERENZA “Capri nella raffigurazione pittorica”.
Antonella Basilico Pisaturo: “Grazie per le tue parole Ermanno. Stasera non è una conferenza. E’ un invito a fare un viaggio, una gita insieme a Capri non oggi ma ritornando indietro nel tempo per vedere com’era Capri all’inizio della sua storia. Oggi andiamo a Capri con l’aliscafo e facciamo il giro dell’isola ma la sua storia nasce in tutt’altro modo. La sua fortuna è piuttosto recente perché risale soltanto all’Ottocento e diciamo alla metà. L’isola era rappresentata unicamente come sfondo del Golfo di Napoli.
“Andare a capri – prosegue la prof – era assolutamente complicato. Quando Goethe viene in Italia e cerca di andare a Capri non riesce ad approdare per marosi ma soprattutto per assenza di un porto. Capri nel quadro sopra a sinistra, è la metafora della violenza del mare. A destra è una delle prime visioni della Marina Grande che ben chiarisce come Capri fosse un luogo povero, unicamente di pescatori e in minima parte agricoltori. La situazione era difficile anche per le derrate provenienti principalmente da Sorrento.
Nel quadro accanto vediamo donne al lavoro. Non c’è strada carrozzabile. Realizzata a fine Ottocento, porterà a Capri e Anacapri. A sinistra dipinto di Rosenthal. Rappresenta donne che trasportano derrate. L’artista ha scelto l’alba dal colore vivido di grande effetto. La donna caprese nella pittura è sempre rappresentata al lavoro. Una donna Laboriosa. Una donna madre.
Foto a destra donna con cesta sulla testa. Donne sempre al lavoro. L’unica cosa cui tenevano molto erano orecchini e polsini d’oro quale richiamo dei loro mariti o fidanzati. Il giorno in cui dovevano per necessità vendere perché non ce la facevano economicamente ad andare avanti era di grande tristezza. La donna caprese partecipava dunque all’economia del Paese.
Nella Marina Grande (qui sopra a sinistra) si vede il monte Solaro e sullo sfondo e case colorate. Le case e i colonnati di Capri non erano bianche. Tale candore è intervenuto a fine Ottocento quando s’iniziano a costruire i famosi colonnati dipinti di bianco per sembrare di marmo quindi più ricchi. In precedenza ogni casa aveva un proprio colore per distinguersi fra esse”. Capri deve la sua fortuna alla “scoperta” della Grotta azzurra. I capresi la conoscevano benissimo”.
“Il cambiamento dell’isola – prosegue la prof – inizia quando nel 1826 arrivano a Capri due tedeschi che si fanno accompagnare in giro da un marinaio del posto che li porta a visitare la grotta. Uno di essi, lo scrittore August Kopisch scrive di sentirsi bollire il sangue nelle vene alla vista del colore magico della grotta. Fatto ritorno in patria scrive un piccolo libro intitolato “La grotta azzurra” che pubblica dopo dieci anni. Tradotto in tutte le lingue, il libro fa il giro del mondo. Da questo momento tutti vogliono venire tutti a Capri, soprattutto artisti. Desiderano vedere questa strana grotta magica. A questo punto l’isola si trova a dovere organizzare l’accoglienza, ma non ci sono alberghi. C’era un’unica una locanda del notaio Pagano. Si trovava, dove ora c’è l’albergo La Palma, ma aveva solo qualche stanza per ospitare e una sorta di spaccio. La proprietaria, donna Lucia vendeva un po’ di tutto e gli stranieri potevano cambiare soldi. Sopra a sinistra cartolina pubblicitaria del Quisisana del primo Novecento. Con i faraglioni inseriti dall’autore ma che ovviamente non sono li. Quisisana oggi è uno degli alberghi più grandi dell’isola. In precedenza era una clinica, cambiata in albergo a fine Ottocento dallo stesso proprietario avendo compreso la convenienza data dall’afflusso di turisti. Nell’isola non c’era ancora una strada carrozzabile, realizzata in seguito. L’’unico accesso si trovava dove ora c’è la funicolare”.
A Capri – informa la prof – ho tenuto la conferenza “Capri attraverso i disegni di Giacinto Gigante”, tra gli esponenti principali della Scuola di Posillipo assieme all’olandese Pitloo, movimento paesaggista (1820) susseguente le Gouache: appunti e acquerelli su carta o tavolette di legno vendute in sorta di cartoline ai turisti per ricordo. Quadro a sinistra donna con una sporta in testa che si sta avviando verso la piazza attraverso proprietà private con muraglione medioevale e in lontananza il paese e il campanile. Nella piazza non c’era ancora apertura verso il mare. Avverrà in un secondo momento. Nel quadro sopra a destra si vede che non c’è ancora l’apertura della piazzetta dove ora è l’ingresso della funicolare con il campanile inglobato. C’era un ponte levatoio che si chiudeva e isolava il paese.
A sinistra siamo negli anni ’30, dove c’è già un brulicare di persone nella piazzetta divenuta famosa nel mondo. Divertente (qui accanto) la piazzetta del marchese Emilio Pucci creatore di una moda di successo dai colori brillanti e con boutique caprese.
Dalla piazzetta scendiamo (foto giù a sinistra) in Corso Vittorio Emanuele verso Via Camerelle con visione della Villa Pompeiana e le famose camerelle tutte trasformate poi in negozi e dove si vedono architettura e la condizione sociale precedente all’esplosione turistica.
I tedeschi sono gli artisti che più hanno amato e rappresentata Capri lasciando i sigilli dei loro nomi. Scendendo dal Corso Vittorio Emanuele ecco La Palma dove nascerà l’albergo con sullo sfondo il Quisisana
Molto interessante lo studio dell’architettura. Capri non ha avuto uno stile autoctono. Ha aggiunto a quello che era un proprio modo di costruire le case lo stile che portavano i vari artisti italiani e stranieri.
Continuando il nostro percorso siamo a Tragara. A sinistra Marina piccola com’era all’epoca. I bagni di mare non si facevano. Sono iniziati quando i medici cominciarono a dire che facevano bene.
Castiglione (a destra) con mare in tempesta dell’artista tedesco Diefenbach. Autore di grandi dipinti. Naturista e teosofo, era una sorta di predicatore laico rifugiatosi a Capri dopo una vita travagliata. Accoglieva i turisti vestito con saio bianco dando loro delle sue cartoline. Li portava nel suo studio per vendere i propri dipinti. Un museo a lui dedicato da Capri è nella certosa di San Giacomo.
Quì accanto, donna caprese in costume verso Soprammonte e Tiberio.
Sotto strada di campagna, disegni di Gigante con chiesetta di San Michele verso Tiberio e Marina Piccola: luogo di pescatori dove ora sono gli stabilimenti balneari.
Continuiamo il nostro viaggio nella Scala Fenicia che porta ad Anacapri e in Villa San Michele.
A destra immagine melanconica e romantica di due pastorelle
Una Capri brulla con poca vegetazione. Con i turisti aumenta il verde: piantano alberi e piante.
Foto sottostante. Il rito del matrimonio caprese prevedeva che la sposa andasse a casa della mamma dello sposo per avere il suo consenso prima di organizzare il corteo. Lo sposo è sulla porta. Attende la conclusione del rito.
Questo quadro è nel museo della Casa Rossa ad Anacapri apparteneva al colonnello Mac Kowen che all’inizio del Novecento venne a Capri. Casa abbandonata per un periodo fu poi presa dal Comune che comprò un’intera collezione di un mercante romano Trascovic. Anacapri fu lungimirante perché presa la collezione, ottenne l’edificio dalla sovrintendenza organizzando il piccolo museo che ora è inserito nel giro culturale del paese che rende molto bene economicamente e come immagine culturale”.
“Credo che il nostro viaggio sia stato abbastanza esauriente – finisce la professoressa – naturalmente essendomi fermata all’inizio del Novecento c’è un seguito dai lati positivi e anche bui. Positivi perché arriveranno intellettuali artisti, attori e altro. Più buio sono il turismo di massa che cambia ancora una volta il volto dell’isola e purtroppo forse non in meglio. Ma questo è un discorso da fare un’altra volta”. Applauso.
Salvatore Cuozzo