Napoli. Teatro Mercadante. Notevole successo sta riscuotendo Eros Pagni nella piece teatrale Minetti di Thomas Bernhard con regia di Marco Sciaccaluga, la versione italiana di Umberto Gandini e la produzione del Teatro Stabile di Genova. Repliche sino al 5 febbraio
La verità di un istrione. La piece teatrale “Minetti” scritta nel 1976 da Thomas Bernhard, incentrata sul ruolo dell’arte e dell’artista nel contesto sociale, in scena al Teatro Mercadante sino al 5 febbraio, sta riscuotendo notevole successo per la straordinaria prova d’attore del protagonista Eros Pagni – vero mostro sacro del teatro italiano, fra i pochi grandi Maestri rimasti – diretto da Marco Sciaccaluga nella versione italiana di Umberto Gandini e la produzione del Teatro Stabile di Genova, affiancato da Federica Granata, Nicolò Giacalone, Marco Avogadro e da una decina di presenze sceniche corali: interessanti le scene girevoli di Catherine Rankl che danno movimento all’insieme, assecondando i passaggi del testo sottolineati dalle musiche di Andrea Nicolini e dalle luci di Sandro Sussi.
Il fulcro della vicenda è la vita di un vecchio attore del passato, arrivato con gli ultimi soldi nella hall di un albergo di Ostenda per incontrare un direttore di teatro che gli ha palesato un ritorno sulle scene nel ruolo di Re Lear: ben presto si comprende che l’incontro non avverrà – vuoi per una tempesta di neve che paralizza i trasporti o vuoi per un crudele scherzo – e che all’indomito istrione rimarranno solo i ricordi di una vita d’arte rievocata in una lunga notte di Capodanno in cui la forzata allegria dei festeggiamenti, i fuochi e i brindisi rendono ancora più spettrale l’esistenza che Minetti si affanna a dipanare agli occhi degli improvvisati ascoltatori, mettendo a nudo fallimenti umani e umiliazioni professionali racchiuse nelle stroncature contenute in un logoro fascio di giornali che porta sempre con sé in valigia.
Non mancano, in questo dramma di un declino inarrestabile, anche sprazzi di comicità e scoppi di estemporanea vitalità coincidenti con l’ingresso vorticoso di maschere e gaudenti che brindano all’inizio di un nuovo anno, evidenziando ancor di più la solitudine dell’anziano artista che, tuttavia, non si arrende alle sconfitte e alle cadute del suo percorso esistenziale, rialzandosi con indomita fierezza. Incredibile la versatilità e la fisicità gestuale di Pagni, impegnato in una performance impregnata di energia e carisma: una “old glory” che domina la scena dall’inizio sino alla fine del lungo atto unico e che scatena convinti applausi a scena aperta per la sua eccezionale bravura.
Di Laura Caico