Primo “Festival Internazionale di Giornalismo Civile”

Imbavagliati, il Festival internazionale di Giornalismo Civile ...

Imbavagliati. Napoli, Museo PAN, prima edizione del Festival Internazionale di Giornalismo Civile, dal 23 al 29 agosto

Evento realizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e con l’alto patrocinio di Amnesty International Italia, dell’Unicef e dell’Ordine dei Giornalisti della Campania

Arrivano dal Marocco, dal Messico, dalla Colombia, dal Camerun e dalla Russia. Nei loro paesi hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali ma nonostante questo hanno messo in pericolo la loro vita per poter parlare, raccontare, denunciare.

I protagonisti di “Imbavagliati sono Alì Lmrabet, Jeremías Marquines, Gonzalo Guillén, Jean Claude Mbede Fouda, Oksana Chelysheva, Efraim Medina Reyes, Guido Piccoli e Roberto Saviano (con un video intervento).

Il festival internazionale di giornalismo, ideato e diretto da Désirée Klain e prodotto dall’Associazione “Periferie del Mondo-Periferia Immaginaria”, per l’Assessorato alla Cultura e il Turismo del Comune di Napoli, si svolgerà a Museo Pan di Napoli dal 23 al 29 agosto nell’ambito di “Estate a Napoli” e darà voce a giornalisti provenienti da difficili realtà sociopolitiche attraverso incontri, discussioni, interviste e un giornale, online in italiano e inglese – www.imbavagliati.it, coordinato dal caporedattore dell’evento, lo scrittore colombiano Efraim Medina Reyes e il giornalista italiano Pietro Rossi – che dopo la conclusione dei lavori continuerà a crescere e ad allargare la cerchia di collaborazioni e l’orizzonte dei campi di indagine.

Tema della prima edizione sarà quello delle mafie globalizzate, da confrontare e mettere in relazione con quello locale del sistema camorra. Simbolo del festival la mehari di Giancarlo Siani, custodita proprio al Pan.

“Colui che ordinò di uccidere Siani – dice Efraim Medina Reyes – voleva cancellare il suo volto e la sua voce per sempre. L’unica risposta che possiamo dare a questo crimine atroce è mantenere vivo il suo ricordo. Dimenticandolo diventiamo il suo assassino. Sono grato a Paolo Siani, per aver condiviso la nostra iniziativa”. “Questo è un modo diverso – spiega Désirée Klain – di fare un festival di giornalismo, un format sperimentale, con una prima edizione pilota che potrà crescere, per mettere in contatto la città con mondi lontani, che hanno con noi in comune più di quanto immaginiamo. L’estate non vuol dire solo disimpegno, ma anche un momento di pensiero libero e di apertura mentale”.
Al festival, con l’alto patrocinio di Amnesty International Italia, del Comitato Regionale Campania per l’Unicef Onlus e dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, è collegata la prima edizione del “Premio Pimentel Fonseca”, che si terrà il 20 agosto all’Istituto di Studi Filosofici. Quest’anno sarà premiata la giornalista russa Oksana Chelysheva, collaboratrice della «Novaya Gazeta» per la quale ha lavorato anche con Anna Politkovskaja. Nel 2006 ha ricevuto il premio di Amnesty International dedicato a giornalisti che si occupano di diritti umani in situazioni di rischio («Amnesty’s Special Award for Human Rights Journalism Under Threat»).

La manifestazione sarà inaugurata al Museo Pan di Napoli alle 19 il 23 agosto con la mostra “Imbavagliati” di Stefano Renna. L’evento può contare su ospiti di alto profilo artistico e professionale quali lo scrittore Guido Piccoli, il regista Gianmarco Serra, il giornalista Luca Mastrantonio, Paolo Siani e il professore Sergio Marotta. Inoltre l’artista italo-etiope Saba Anglana, accompagnata dai musicisti Cheikh Fall e Fabio Barovero, chiuderà il festival con un concerto.

Ad aprire i lavori, l’intervento di Alì Lmrabet – il 24 agosto alle 19 al Museo Pan – assieme al giudice Nicola Quatrano e al fotografo Patrizio Esposito. Segnalato da Reporters sans frontières come uno dei “100 eroi dell’ informazione”, il giornalista marocchino ha scontato diversi anni di carcere nel suo paese per la pubblicazione di alcuni suoi articoli, contestati dal “regime”. Il 24 giugno 2015 Alì ha iniziato uno sciopero della fame, conclusasi da pochi giorni, davanti alla sede del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, con lo scopo di rivendicare il suo diritto a pubblicare nel suo paese un settimanale satirico in arabo. Le autorità di Tetuan, sua città natale, si rifiutavano infatti di concedergli il permesso di soggiorno ed i suoi settimanali satirici, Demain Magazine e Douman, sono stati vietati nel 2003.

Con la sua battaglia Alì Lmrabet è riuscito a rivendicare i propri diritti, grazie anche a centinaia di intellettuali, molti dei quali di fama internazionale, che hanno firmato una lettera al re del Marocco, Mohamed VI per esprimere il proprio sostegno al giornalista marocchino. Imbavagliati sarà la voce di queste terre e di questi giornalisti. E anche molto di più.

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